Il libro recensito qui di seguito è "Il Silenzio Degli Innocenti" scritto da Thomas Harris nel 1989 (A. Mondadori Editore; 200-300 pagine).
Siamo nell'America degli anni '90, quell'America delle grandi città, del crimine e degli omicidi. Tutto si svolge in pochi mesi…pochi mesi durante i quali un serial killer sconvolge e terrorizza un intero stato. Già , un intero stato…infatti non esiste un filo logico in base al quale questo "uomo" sceglie le proprie vittime ma le "cattura" in modo apparentemente casuale, una casualità che confonde e tende a depistare la protagonista-eroina del caso: l'agente, o meglio, la quasi agente Clarice Starling, una studentessa brillante, perspicace ma ciononostante ancora abituata dalla tranquillità della città dove vive e studia all'accademia militare: Quantico.
L'ispettore Jack Crawford, scettico e tradizionalista, accetta di affidarle il caso, non proprio per fiducia ma quasi per sfida dettata dal suo pregiudizio.
La nostra eroina si trova così faccia a faccia con un nuovo e pericoloso personaggio: il dottor Hannibal Lecter, famoso psichiatra, esperto in omicidi (infatti seguiva i prevalenza assassini, criminali e serial killer), che la aiuterà, sfoderando tutte le sue conoscenze nel campo (apprese sia come medico che come diretto assassino).
Proprio lui, ostile in principio con la protagonista, si rivela infatti fondamentale per l'identificazione del serial killer. L'agente Starling si troverà a dover risolvere rebus e giochetti psicologici posti da questo che la porteranno alla risoluzione del caso…
Un testo che stimola la mente del lettore che si cala nel personaggio del agente-studentessa e, addirittura, da vita ad una competizione con questa: lo stile di T. Harris spinge alla riflessione poiché invita il lettore a non cercare la soluzione del caso tra le pagine successive ma a riflettere sugli indizi e a scoprire da se l'omicida.
Questo thriller si scosta dallo standard del "classico" romanzo thriller infatti, differentemente degli altri testi di questo genere, ciò che importa non è la trama in se ma il processo psicologico che vede Clarice come un ammasso di argilla nelle mani di Lecter il quale la plasmerà nel migliore dei modi!
Il ritmo è variabile e oscilla tra la lentezza delle descrizioni che forniscono un'immagine quasi fotografica dei luoghi e la frenesia delle azioni che vedono protagonista ancora una volta l'agente Starling e che coinvolgono il lettore profondamente e, quasi, fisicamente.
Le parti dialogate sono frequenti e intense poiché sono fondamentali per fornire gli indizi necessari alla risoluzione del caso per esempio i dialoghi tra Starling e Lecter.
Vi sono molte pause descrittive e poche di queste sono flash back, il più importante si può riscontrare nel dialogo-confessione di Starling nei confronti di Lecter nel quale dimostra una strana fiducia che la porta a racconterà la propria infanzia.
Il narratore è esterno e distaccato, si presenta come se assistesse alle scene da una postazione che non lo coinvolge minimamente.
Sono ricorrenti le introspezioni essendo questo un romanzo basato sulla psicologia.
Il linguaggio è in alcuni casi facile e comprensibile da tutti ma in altri casi si snoda tra termini tecnici e polizieschi e risulta leggermente difficile a chi non è abituato a questo genere…ma non c'è da preoccuparsi: avviene raramente.
E' sicuramente un testo avvincente e originale, dato che abbiamo già visto che non segue gli standard dei romanzo thriller e non si può definire un giallo a tutti gli effetti: è più un misto tra giallo psicologico e thriller.
In certi casi si può riscontrare un carattere angosciante e coinvolgente, soprattutto nelle scene d'azione che vedono protagonista Starling.
La lettura è piacevole e scorrevole.
Un libro da leggere tutto d'un fiato.
Perciò lo consiglio agli appassionati del brivido realistico non si tratta di un racconto di fantasia poiché.
Quando iniziate a leggerlo ricordatevi che non è un romanzo fantastico: potrebbe avverare in qualsiasi momento e soprattutto… in qualsiasi luogo.