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COSE DI COSA NOSTRA


Autore: Giovanni Falcone

Titolo: Cose di Cosa Nostra


Riassunto:

Il libro, frutto di 20 interviste fatte da Marcelle Padovani al giudice Falcone tra marzo e giugno del 1991, si articola in sei capitoli riguardanti aspetti diversi della mafia, nonostante il cuore di questo problema sia sempre lo stesso: lo Stato.

CAPITOLO 1 - LA VIOLENZA

La violenza e' la manifestazione più tangibile di Cosa Nostra, in quanto risveglia sempre l'attenzione pubblica per la sua crudeltà e per i segni evidenti che non possono essere nascosti, come succede invece per altri atti illegali, come il traffico di droga, il riciclaggio di denaro sporco, la vendita di armi, ecc.

Cosa Nostra ha un vero e proprio arsenale di strumenti di morte, ma i preferiti sono i mitragliatori Kalashnikov, le pistole a canna corta, i bazooka, i fucili lanciagranate e l'esplosivo, anche se quest'ultimo è usato solo per i delitti spettacolari. La lupara non è più adatta agli omicidi, perchè le tecniche sono ormai avanzate; il sistema preferito è comunque quello della "lupara bianca", ovvero la scomparsa materiale della vittima: prima viene preferibilmente strangolata (per non fare rumore e non spargere sangue) poi viene fatta sciogliere nell'acido, per non lasciare traccia.

Gli omicidi spettacolari, quelli con l'esplosivo, sono riservati agli uomini che viaggiano con la scorta in auto blindate, e devono servire da deterrente per chi si interessa agli affari di Cosa Nostra.

Bisogna comunque ricordare che la violenza della mafia non è mai gratuita, ma ha sempre uno scopo e un motivo preciso, anche se per chi non fa parte dell'organizzazione certi moventi non possono giustificare le reazioni.
Conoscendo meglio la mentalità mafiosa si può anche capire che non ci sono tecniche di omicidio preferite ad altre per tradizione: la scelta è operata solo in base alla funzionalità anche il famoso incaprettamento non è una pratica riservata agli infami, ma solo un modo per trasportare il cadavere nel bagagliaio di un'auto.
Un uomo d'onore non può rifiutare di uccidere, se questo è ordinato dalla Commissione (un organismo collegiale di Palermo) o dal capo famiglia.
Cosa Nostra si fonda sulla regola dell'obbedienza; per gli uomini d'onore quel che conta è il coraggio dimostrato dall'omicida e la sua professionalità.

Infine posso ricordare che un uomo d'onore può ucciderne un altro solo se questo ha commesso qualcosa di molto grave, e solo se l'omicidio è autorizzato dai gradi più alti della cupola.

I siciliani, i mafiosi in particolare, non hanno paura della morte, perchè sanno che può arrivare da un momento all'altro e non se ne preoccupano, al contrario di quasi tutti gli altri popoli.

CAPITOLO 2 - MESSAGGI E MESSAGGERI

Una delle attività principali degli uomini d'onore e dei magistrati è quella di interpretare segni, gesti, messaggi e silenzi, tipici dei mafiosi, ma più in generale dei siciliani che, come si sa, sono molto discreti.

L'uomo d'onore deve parlare solo di quello che lo riguarda direttamente, solo se gli viene rivolta una precisa domanda e solo se è in grado e ha diritto di rispondere.

Su questo principio si basano i rapporti interni alla mafia e quelli tra essi e il resto della società.

I membri di Cosa Nostra esigono di essere rispettati e rispettano solo chi manifesta nei loro confronti un pò di riguardo.

Nel mondo della mafia tutto è messaggio carico di significati, niente è trascurabile, ma a volte gli uomini d'onore non possono spiegare i concetti fin nei minimi dettagli, anzi, cercano di parlare il meno possibile, così si esprimono spesso attraverso immagini, frasi enigmatiche, esempi e racconti, di cui bisogna ricavare il significato; per fare questo però è necessaria una conoscenza perfetta della mentalità mafiosa.

Questo attaccamento a tutti i dettagli sembra patologico, mentre è naturale per chi vive a contatto col pericolo ed ha bisogno di comprendere il significato degli indizi apparentemente più irrilevanti. Inoltre bisogna ricordare che tutte le iniziative dello stato sono accolte con scherno anche dalla popolazione, non solo dalla mafia.

I messaggi diretti all'esterno dell'organizzazione mutano stile a seconda del risultato che si vuole ottenere; si va dalle informazioni, agli avvertimenti, alle intimidazioni, fino all'omicidio. L'unica regola è quella di dire sempre la verità altrimenti è meglio non parlare neanche.

Infine, in Sicilia non esiste il concetto di arma dissuasiva e per questo non si gira armati abitualmente; la pistola serve a sparare e si usa quando sai che chi hai di fronte cercherà di ucciderti.

CAPITOLO 3 - CONTIGUITA'
Questo capitolo tratta degli innumerevoli intrecci tra vita siciliana e mafia. Cosa Nostra è un'organizzazione decisamente conservatrice; il continuo richiamo dei mafiosi al Vangelo e' un espediente, ma esprime anche il conformismo ai tradizionali valori cristiani ed anzi, i mafiosi vi si adeguano con maggiore rigore della media dei credenti.

Anche la vita privata deve essere sottoposta a regole molto ferme: la vita coniugale deve essere sotto controllo, moglie e figli devono essere protetti e fatti rispettare e se poi un uomo d'onore vuole avere relazioni extraconiugali può farlo, ma discretamente, senza renderle pubbliche; la passione per il gioco d'azzardo deve limitarsi a un fatto personale e non appariscente; anche i traffici di droga e di armi devono essere trattati solo a titolo personale.

Comunque i mafiosi svolgono un lavoro duro, che richiede costanza, coraggio e crudeltà, ma ciò non impedisce loro di godere della ricchezza e del sesso.

Il vecchio mafioso contadino aveva costumi austeri consoni al suo contesto. Il mafioso urbano di oggi ha assimilato la cultura del consumismo e si è adeguato ai canoni del mondo moderno, conservando però la cultura dell'appartenenza e della fedeltà ai valori fondamentali.

La dignità è per i siciliani un valore molto importante, più che per noi. Anche il loro modo di porsi davanti alla morte è fondamentale: chi si suicida è un perdente; per un uomo d'onore morire assassinato non è piacevole, ma può essere fonte di prestigio, per lui, per i suoi discendenti e per chi lo uccide.

Si può dire che la mafia si alimenti dello Stato, in quanto adatta il proprio comportamento al suo; tutta la Sicilia, compresa Cosa Nostra, è ferita dal comportamento delle istituzioni, e finchÚ lo stato si disinteresserà di questi problemi la mafia diventerà piu' forte. Gli uomini d'onore non sono diabolici o schizofrenici, ma sono attaccati fino all'esasperazione ai valori tradizionali siciliani: la riservatezza, che solitamente e' un comportamento da ammirare e sarebbe gradito anche al Nord, in Sicilia si trasforma in omertà ma anche nella regola di non mettersi mai in condizione di dover dimostrare la propria forza e il proprio potere; l'abitudine di fare regali può diventare corruzione.

La conclusione e' che c'e' una straordinaria contiguita' economica, ideologica e morale tra mafia e non mafia, tra valori siciliani e valori mafiosi.

CAPITOLO 4 - COSA NOSTRA
Questo e' il capitolo che ho trovato piu' interessante e parla specificamente di Cosa Nostra e della sua organizzazione.

In Sicilia gli uomini d'onore sono probabilmente piu' di cinquemila. Sono dei veri professionisti del crimine scelti dopo una durissima selezione e devono obbedire a regole severe. Al momento dell'iniziazione i candidati vengono condotti in una stanza in un luogo appartato, alla presenza del rappresentante della famiglia e di altri uomini d'onore. A volte i candidati sono chiusi in una stanza per alcune ore e vengono fatti uscire uno per volta; a questo punto il rappresentante della famiglia espone loro le norme che regolano l'organizzazione, affermando prima di tutto che quella comunemente detta mafia si chiama in realta' Cosa Nostra. Avverte quindi i nuovi venuti che sono ancora in tempo per rinunciare all'affiliazione e ricorda loro gli obblighi che comporta l'appartenenza all'organizzazione, fra cui: non desiderare la donna di altri uomini d'onore; non rubare; non sfruttare la prostituzione; non uccidere altri uomini d'onore, salvo in caso di assoluta necessita'; evitare la delazione alla polizia; non mettersi in contrasto con altri uomini d'onore; dimostrare sempre un comportamento serio e corretto; mantenere con gli estranei il silenzio assoluto su Cosa Nostra; dire la verita'; non presentarsi mai ad altri uomini d'onore da soli, in quanto le regole impongono che un altro uomo d'onore, conosciuto da entrambi, garantisca la rispettiva appartenenza all'organizzazione pronunciano le parole: "Quest'uomo e' la stessa cosa". Ora il candidato deve riaffermare la propria volonta' di adesione e scegliere un padrino. Poi c'e' la cerimonia del giuramento che consiste nel chiedere a ognuno con che mano spara e praticare sul dito indice di questa una piccola incisione, dalla quale si farà uscire una goccia di sangue per imbrattare un'immagine sacra. All'immagine viene quindi dato fuoco e l'iniziato, cercando di non spegnerlo mentre la fa passare da una mano all'altra, giura solennemente di non tradire mai le regole di Cosa Nostra, meritando in tal caso di bruciare come l'immagine: si entra nell'organizzazione col sangue e se ne esce solo col sangue.

E' interessante parlare anche della gerarchia mafiosa, ovvero la Cupola: dopo l'iniziazione il rappresentante o il capo della famiglia spiega al neofita i livelli gerarchici della famiglia, della provincia e di cosa Nostra nel suo insieme, soffermandosi sul "capo decina" il quale è alla testa di almeno dieci uomini d'onore, al quale l'iniziato farà direttamente capo; non è ammesso alcun rapporto diretto col rappresentante.

Tuttavia nel palermitano può capitare che alcuni uomini d'onore dipendano dal rappresentante, diventando i suoi uomini di fiducia, incaricati dei compiti più delicati e segreti.

La "famiglia" è l'unità base dell'organizzazione mafiosa e controlla una frazione di territorio; per gli affari che non rientrano nel territorio della famiglia c'è un'autorità superiore, il rappresentante provinciale, ad eccezione della provincia di Palermo, dove esiste un organismo collegiale: la Commissione.

Non tutti possono aderire a Cosa Nostra: bisogna essere violenti, capaci di uccidere, valorosi, non avere parenti in magistratura e forze dell'ordine, ma possibilmente nell'ambito mafioso, essere maschi. Concludendo, Cosa Nostra si può paragonare a una bellissima rosa, che però non si può toccare perchÚ ha le spine.

CAPITOLO 5 - PROFITTI E PERDITE
Sia per i siciliani che per gli uomini d'onore la prostituzione e il gioco d'azzardo sono attività disonorevoli, tollerate a titolo personale se svolte in modo non vistoso.

Le estorsioni invece sono praticate in modo sistematico e costituiscono un mezzo efficace per consolidare il controllo su un territorio, obbiettivo primario di ogni famiglia. Una volta si chiedevano alle vittime piccoli contributi per aiutare i prigionieri e in cambio si offriva una protezione effettive, mentre ora la tangente è un riconoscimento formale dell'autorità mafiosa e non garantisce la protezione.

I frutti del racket oggi servono a finanziare gli strati più bassi dell'organizzazione, a pagare la manodopera e il mondo che le ruota attorno. La maggior parte dei guadagni mafiosi è dovuta alle imprese locali, e soprattutto a quelle edili, sia attraverso gli appalti sia con l'estorsione. Gli appalti sono infatti una delle principali attività di Cosa Nostra.

Non si può sostenere che i mafiosi non lavorino, che si accontentino di gestire le loro rendite di ricatti e minacce; non è vero, lavorano e fanno fruttare il loro capitale, comportandosi da persone serie.

I mafiosi possono essere intelligenti, duttili e intraprendenti, ma vivono come parassiti perchÚ è più facile; penso che la differenza sostanziale tra noi e i mafiosi sia che loro fanno del parassitismo una regola di vita, mentre noi, pur comportandoci a volte nello stesso modo, cerchiamo di non darlo a vedere o di nasconderlo.

Un'altra regola di vita in Sicilia è il clientelismo; è molto difficile far emergere qualità e capacità professionali, quindi è meglio avere gli amici giusti per ottenere una spintarella, cosý la mafia, che esprime sempre l'esasperazione dei valori siciliani, finisce per far apparire come un favore quello che è il diritto di ogni cittadino.

Non che al nord fatti del genere non succedano, anzi, sono più frequenti di quanto ci si immagina, ma sono mascherati piuttosto bene; questo porta a riflettere e a chiedersi se siamo peggio noi che mascheriamo le nostre malefatte per la paura di essere scoperti, o i siciliani che almeno hanno il coraggio di uscire allo scoperto, o quasi.

CAPITOLO 6 - POTERE E POTERI
Il potere è l'essenza della mafia, ma essa è l'espressione di un bisogno di ordine e quindi di stato; ma che rapporto ha lo stato con Cosa Nostra? Possiamo dire che l'impegno della nazione nella lotta alla criminalità organizzata è emotivo, episodico, fluttuante, motivato solo dall'impressione suscitata da un dato crimine o dall'effetto che un'iniziativa di governo può esercitare sull'opinione pubblica.
All'estero (e non solo) si chiedono come mai lo stato italiano non è ancora riuscito a debellare la mafia: i motivi sono numerosi.
Prima di tutto la struttura a cupola rende impermeabile la struttura alle indagini.

In secondo luogo l'Italia è una nazione relativamente giovane e con una situazione politica (passata e presente) che ostacola ogni possibilità di lotta seria e decisa, a causa dei comportamenti bigotti, irresponsabili e pieni di pregiudizi dei politici, in qualsiasi epoca.

Secondo me un altro ostacolo è la discontinuità dell'impegno, per vari motivi: paura, corruzione, negligenza, ecc. Alcune persone hanno collaborato attivamente e in modo utile a debellare la mafia, come Falcone, Borsellino ed altri nominati nel libro, ma a volte sono stati ostacolati e derisi anche dai propri colleghi, altrimenti può darsi che le indagini sarebbero già molto più sviluppate, grazie anche all'aiuto dei pentiti che uomini molto professionali come appunto Falcone hanno "convinto" a collaborare.

Come spiega il giudice infatti, bisogna conoscere alla perfezione la mafia e la Sicilia prima di interrogare un uomo d'onore e prima di trarre conclusioni affrettate, perchÚ ogni minimo dettaglio ha un valore non trascurabile.
Concludendo, penso che prima di cercare di combattere la mafia, sia necessario che lo stato italiano sia politicamente, socialmente ed economicamente stabile, il che non è facile.


Vale & Ale