SPAZIO-TEMPO :
E' un libro con il quale Deaglio vuole "premiare" Perlasca per la grande impresa che e' riuscito a compiere durante la Seconda Guerra Mondiale, nel '44. Sono proposti, inoltre, diversi commenti dei personaggi interessati.
TRAMA :Giorgio Perlasca era un mercante padovano che negli anni quaranta si era recato a Budapest per affari. Ricercato dalle SS, invece di fuggire, come avrebbe potuto grazie all' aiuto dell' ambascita spagnola, ha preferito rischiare la vita per salvare quella di migliaia di ebrei. Fingendosi ambasciatore del paese iberico, e falsificando la documentazione d' identita', riusci' a riparare oltre 5000 ebrei in appositi edifici da lui dichiarati sotto la protezione del consolato spagnolo. E cosi', per paura di provocare un incidente diplomatico, i tedeschi lo tollerarono, gli lasciarono dar ricovero a tanti esseri umani, il cui destino sarebbe stato, altrimenti, il lager.
PROTAGONISTA :Fino agli anni ottanta di questa vicenda di Perlasca non si sapeva niente; poi, grazie ad alcune donne ebree, ragazzine negli anni quaranta, che lo cercavano per ringraziarlo, anche noi italiani lo abbiamo conosciuto.E'stato premiato in Ungheria, negli Stati Uniti, in Israle, in Spagna e con questo libro anche in Italia. E' nato nel 1910 ed è morto nel 1992.
COMMENTO PERSONALE :-Lei al mio posto, cosa avrebbe fatto?- Chiede gentilmente Perlasca all' intervistatore Deaglio. Una risposta a questa domanda potrebbe essere:-Non lo so, forse ...o forse...-Tutto dipende da cio' che e' successo e da cosa sarebbe accaduto se...E' difficile pensare a quali sarebbero state le nostre reazioni: la situazione, le circostanze in cui Perlasca ha agito ci creano tanti dubbi. Egli, invece, pensa che tutti avrebbero agito nella sua stessa maniera, quasi fosse stata "naturale" la sua reazione di sfida al regime nazista, alla morte. Penso che molti non avrebbero trovato il suo coraggio e avrebbero pensato piuttosto a salvarsi: invece egli si è fermato e con semplicità e neturalezza ha fatto qualcosa di straordinario e di incredibile.
Ma perche' questa vicenda e' rimasta nascosta tanto tempo? Per il semplice motivo che molti si sarebbero chiesti: -Se per salvare migliaia di ebrei e' bastato un semplice commerciante italiano, tutti o quasi i "carcerati" del campo avrebbero potuto salvarsi grazie ai diplomatici "veri" perchè ce n' erano tanti e avevano tanto potere.-Ma dove erano i politici in quel momento? Che cosa stavano facendo? "Niente". E hanno lasciato che gli uomini fossero trattati peggio dei cani randagi. Eppure tutto era possibile: tutto, bastava "solo" volerlo. Ma forse non e' colpa loro, perche' bisogna essere dotati di sensibilita', di coraggio, qualita' che troppi uomini politici non possiedono.
E' accaduto poi che non tutti gli ebrei salvati da Perlasca lo abbiano ringraziato: a molti, addirittura, dava fastidio l' essere stati salvati da uno straniero, altri non volevano ricordare quei tremendi momenti e percio' il nostro "eroe" ha preferito un dignitoso silenzio per tanti anni. Poi sono arrivati i riconoscimenti e tra essi Perlasca conserva con molta cura una rosa, consegnatagli a Gerusalemme: sul gambo c' e' scritto:-Lei ha salvato due membri della mia famiglia e con loro la mia fiducia nel genere umano. Fiducia che andava svanendo.-Perlasca e' ora considerato anche uno dei "trentasei giusti" dal popolo di Israele.
E nel nostro paese nessuno o quasi
sapeva: non ha ricevuto nessun riconoscimento, nemmeno la pensione. E' proprio
vero che il bene fa meno notizia del male. Nel 1992 l' Italia ha perso una grande
persona, un vero eroe. Coraggioso e umile era convinto che tutti avrebbero reagito
nella sua stessa maniera, aveva fiducia nel genere umano, un genere umano indegno
di lui, allora come oggi, dato che gli orrori del genocidio colpiscono ancora
tanti popoli della terra.
Nonostante la sua scelta politica, egli salvo' migliaia di ebrei da una morte sicura. Perche' lo fece? La sua scelta politica era in netta contraddizione con la sua vita: un fascista che andava in Spagna ad aiutare il dittatore e che poi rischiava in Ungheria a Budapest la sua stessa vita per salvare migliaia di ebrei; un gesto che non ci saremmo mai aspettati provenire da nessun fascista. Una risposta a tale domanda ce l' ha data il figlio, in una recente intervista su un quotidiano: "Mio padre era iscrtto al partito, ma non ne condivideva tutti gli ideali ispiratori; soprattutto non condivideva le leggi razziali ed i rapporti con i tedeschi. Mio padre scelse il movimento fascista perchè si sentiva di Destra, e quello era, secondo lui, il meno peggio di tutti". In quel periodo storico, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, il 99% della popolazione italiana era fascista.
E' possibile che anche questo abbia giocato la sua parte nell' intimo di Perlasca, per farlo giungere alla scelta politica che conosciamo. Forse, se non fosse stato cosi', una persona umana come lui non sarebbe mai giunta a questa scelta; secondo me tutt' altre erano le sue idee politiche. Perlasca fu dunque contro l' antisemitismo e trasmise questo pensiero, che piu' che un' idea politica era un' impostazione coraggiosa di vita soprattutto in quel tempo, al figlio Franco. Franco Perlasca ha recentemente presentato al congresso di scioglimento dell' MSI un radicale emendamento in cui si condanna l' antisemitismo e si definiscono come "incommensurabile vergogna" le leggi razziali.
Quella di Giorgio Perlasca, il padre, e' una prova di grande coraggio e insieme, anche di umilta' e modestia, in quanto egli non avrebbe mai voluto che il mondo venisse a conoscenza delle sue nobili gesta, perche', e questo lo abbiamo saputo solamente nel '77 dopo trent' anni di guerra, secondo lui chiunque, al suo posto, l' avrebbe fatto. E' doveroso notare che spesso idee politiche contrastanti non costituiscono una barriera invalicabile tra due persone, e nemmeno certe idee politiche impediscono di fare azioni con esse contrastanti. A testimonianza di quanto detto l' uomo di sinistra Deaglio ha saputo valutare ed elogiare le gesta di Perlasca, le cui idee politiche divergevano completamente dalle sue.
Cavicchi Andrea