Dopo quindici pagine, francamente soporifere ma allo stesso tempo inesorabili come la morte, spuntano le domande tipiche del piagnisteo progressista:" Ma i Verdi sono di destra o di sinistra? ".
E ancora:" Il lassismo è di destra o di sinistra? "," Il rigorismo è di destra o di sinistra? ".
A porsi questi fondamentali dilemmi, non è Bobo il protagonista delle vignette di Staino.
E' Norberto Bobbio, nel suo ultimo (ma ormai datato di tre anni) libro," Destra e sinistra ", che (scusatemi la rima) si presenta come il piccolo manuale del perfetto Ulivista.
Se, dopo le quindici pagine di cui sopra, si ha la tenacia di resistere per altre quattro pagine ( coraggio: io sono arrivato fino in fondo!! ) si trova comunque la risposta al vitale dilemma sui Verdi: " Ci sono Verdi di destra e Verdi di sinistra ".
E sul rigorismo " Vi è una sinistra rigorista e una destra lassista e viceversa ".
A questo punto ci sembrerà di avere in mano il " libro delle banalità ". In effetti, tutto il libro di Bobbio è illuminato ( si fa per dire ) da banalità e discorsi insulsi con autentiche scoperte di ampi bacini d'acqua calda. Il professor Bobbio, per esempio, ci mette circa venti pagine per arrivare a questa conclusione:" Non esiste una sola sinistra, esistono molte sinistre, come, del resto, esistono molte destre".
Ringraziamo dunque il signor Bobbio, visto che se non avesse fatto questa acuta osservazione, qui in Italia nessuno si sarebbe mai e poi mai accorto che a sinistra ci sono ben tre grandi partiti ( PDS, PPI e Rifondazione comunista ) più una miriade di forze minori, e che la destra è variegata da addirittura cinque movimenti, più o meno grandi ma tutti degni di nota ( MSI, AN, CCD, CDU e Forza Italia ).
Il fatto è che gli schieramenti siano sostanzialmente due ( se vogliamo, per semplificare, togliere la Lega ), e che i partiti siano ben di più, penso faccia agilmente intuire come ognuno di questi rappresenti una sfumatura diversa della destra come della sinstra.
Proseguendo nella lettura, ecco un'altra chicca:"Dove non c'è destra non c'è sinistra e viceversa, esiste una sinistra in quanto esiste una destra".
Non disdegna di essere menzionata nemmeno l'affermazione : " L'egualitario tende ad attenuare le differenze, l'inegualitario a rafforzarlo ".
E così via, si potrebbe continuare a lungo con una lunga lista di ridicole affermazioni elaborate da una mente a mio parere in delirio.
A parte tutto, lo scopo del libro sembra essere quello di ambire a delineare la carta d'identità della Destra e della Sinistra odierne, o comunque ai tempi delle elezioni del 27 e 28 marzo 1994.
Dopo aver passato in rassegna i loro possibili tratti somatici, Bobbio arriva a concludere che la Sinistra è caratterizzata dall'idea ( pur con mille varianti e sfumature ) dell'eguaglianza.
La Destra da quella della diseguaglianza ( anch'essa in diverse accezioni ).
Due categorie contrapposte che si incarnano in due autori: Rousseau e Nietzsche.
Il teorema di Bobbio qui inciampa però nel primo di una trafila di ostacoli.
Com'è infatti possibile che Nietzsche, divenuto completamente folle in quanto è vittima di una malattia che lo porto a considerare i supremi valori la forza, la guerra e la creazione di un superuomo ( guarda caso le basi del fascismo ) sia diventato " il padre di una nuova sinistra"?
E come spiega che un'analoga fortuna sia toccata addirittura ad un certo Carl Schmit, che l'" enciclopedia generale De Agostini" definisce non solo l'ispiratore, ma per un certo periodo la guida teorica del fascismo?
Bobbio ( che però non riconosce alla destra il diritto di far proprie certe intuizioni di Gramsci ) se lacava con un trucchetto verbale.
Cambia le carte in tavola e spiega che l'opposizione di Destra e Sinistra non coincide con quella fra "estremisti" e "moderati".
Gli estremisti e i moderati dei due fronti, dice il nostro,"possono avere autori in comune: li hanno non in quanto di destra o sinistra, ma in quanto estremisti rispettivamente di destra e di sinistra".
Non è assolutamente vero. In Italia, tanto per citare un esempio, gli intellettuali di sinistra che hanno recuperato e valorizzato Nietzsche non sono stati gli "estremisti", ma i "moderati" come l'attuale sindaco di Venezia Massimo Cacciari.
Il teorema di Bobbio fa tanta acqua da rischiare di affondare la sua navicella soprattutto quando, volendo dimostrare che gli estremisti coincidono nel "dispregio verso la democrazia" chiamata da entrambi "mediocrazia" come "regno dei mediocri", è costretto a citare un Piero Gobetti che afferma:"fuori dal governo la mediocrazia". Insomma, per Bobbio, il "tema della mediocrità democratica è tipicamente fascista", ma il Gobetti che cita è il suo Gobetti, ovvero il padre dello schieramento in cui Bobbio si riconosce.
Ma lasciando perdere anche tutto questo, il limite vero del libro è che Bobbio con un occhio alla cronaca politica, ha elaborato il testo in un autunno, quello del millenovecentonovantatre, in cui una settimana equivaleva ad anni.
La storia e la cronaca si erano messe a correre e il libro del nostro pensatore torinese è nato con i capelli già bianchi.
Le pagine e i teoremi di Bobbio, infatti, sono concepiti nelle temperie di quell'autunno, con il crollo della DC e l'inedita contrapposizione emersa alle amministrative della Roma di allora.
Ricordate (sembrano passati millenni) Fini contro Rutelli? Da una parte una destra variegata ma egemonizzata dall'MSI, dall'altra un fronte progressista egemonizzato da social democratici. Il libro di Bobbio si basa su questo scenario.
Comunque lo si voglia giudicare, l'irrompere sulla e il successo di movimento politico come Forza Italia, che prese la politica a gruppi sociali orfani, seppure maggioritari, e il conseguente bisogno di Achille Occhetto (allora segretario del PDS e capo dei progressisti) di coalizzarsi con Rifondazione comunista e la Rete capovolsero lo scenario.
Bobbio, durante la stesura, ha provato a rincorrere la velocità della cronaca aggiungendo, tardivamente, un riferimento a Forza Italia, ma il suo libro corre tutto per la vecchia pista.
Da quel momento, la contrapposizione non sarebbe mai più stata fra un'egemonia fascista e uno schieramento socialdemocratico. Ma fra una forte coalizione di governo e una duramente condizionata dai comunisti alla Bertinotti e dagli pseudo-giacobini di Leoluca Orlando (A propsito: che fine ha fatto?).
Il capovolgimento di allora è comunque evidente se si considera la posizione di Marco Pannella.
Nell'autunno, aveva un uomo della sua scuderia a rappresentare i progressisti alle amministrative romane, Rutelli; poi, alle elezioni politiche fece parte del Polo di Berlusconi.
La contrapposizione fra uguaglianza e diseguaglianza è insomma tanto obsoleta che Bobbio è costretto, per tenerla in vita, a fare appello ai suoi ricordi di ragazzo, figlio di una coppia benestante, ricco e nutrito, che scopre, nei 'venti, la miseria dei suoi coetanei, figli di contadini.
Sempre al fine di sostenere questa contrapposizione, Bobbio cita un titolo comparso nel 'novantatrè su una rivista di destra:"abbasso l'eguaglianza". Ma può reggersi un libro, un teorema, solo su di un titolo di giornale, per giunta di chiara matrice provocatoria?
Mentre la sinistra, o i progressisti, o gli ulivisti, tanto poco cambia, con le tutt'ora attuali dichiarazioni di Bertinotti sui Bot, sulle privatizzazioni, sulle pensioni e sulle alleanze internazionali, stanno visibilmente tornando a identificarsi con il dibattito sull'uguaglianza, l'idea chiave di allora e di oggi " Polo delle libertà " sembra piuttosto essere il progetto di una nuova....come dire....cittadinanza.
Non ricordo dove ho letto questo termine che certo non ho coniato io, ma è sicuramente il più idoneo.
Cittadinanza, dunque: il passaggio della società civile dallo stato di sudditanza, con gli individui espropiati di quasi tutti i diritti.
Di questo, Bobbio non fa parola.
Ad essere onesti, bisogna pure riconoscere che il dibattito sulla cittadinanza, negli anni indietro, era fiorito anche nel PDS.
Ma a sinistra, inguaribilmente malata di statalismo, tutto si è spento presto. Che cosa significa? Che per la sinistra, allora come oggi, soggetto per le politiche della sanità, dell'educazione, della solidarietà, del lavoro, deve essere innanzitutto lo Stato.
E'lo Stato che dà cittadinanza. La società civile viene in subordine. Ancora sudditi, insomma.
Per il Polo, invece, lo Stato deve fare un passo indietro.
Protagonisti diretti nelle scelte sulla salute, sull'istruzione e tutto quanto citato sopra, devono diventare piuttosto i cittadini, il privato sociale, gli enti locali e quelli che la Costituzione, in una delle sue recondite parti mai applicate, chiama " corpi intermedi ".
Di questo confronto, che era ed è quello reale, Bobbio non fa menzione.
REALIZZATO da
MASSIMILIANO PUPILLO (5B/EN)